Bella domanda, vero?
Come spiegare qualcosa di così ineffabile? Proviamoci aggiungendo qualcosa al già copioso materiale in rete.
Per cominciare dobbiamo affrontare un problema universale e vecchio come il mondo, cercare di trasmettere un’esperienza soggettiva a qualcuno che non ha un vissuto in comune con noi. Possiamo provare a parlare per paralleli, richiamare delle associazioni mentali, evocare vissuti sensoriali. Come farlo quando per ciò che si vuole descrivere non abbiamo alcuno di questi appigli?
La Riconnessione, come le frequenze di Reconnective Healing, è nuova su questo pianeta. Come dice colui che ha trasmesso questo lavoro per primo, Eric Pearl, non è qualcosa di cui troverete un parallelo nelle vostre vite passate e aggiungo io, neanche in quella presente. Eppure, nel momento in cui se ne fa esperienza, un posto molto profondo dentro di noi, che non ci è sempre accessibile nel quotidiano, sa che siamo tornati a casa.
Chi si accosta a questo discorso potrebbe venire da una lunga frequentazione degli ambienti olistici ed essere pertanto famigliare con le cosiddette cure alternative, oppure essere totalmente a digiuno e anche fortemente diffidente. In questo caso non ci sarà differenza nella qualità della scoperta, perché quanto viene offerto non ha davvero precedenti.
Riassumo, come introduzione, che le frequenze di Reconnective Healing sono composte da luce ed informazione fruibile attraverso lo scambio con un operatore qualificato e portano una esperienza di guarigione individuale nel più ampio, ed anche abbastanza imprevedibile, dei termini. Non c’è un numero di sessioni complessive consigliate, il ricevente sente e determina di cosa ha bisogno. Il facilitatore non fornisce alcun genere di interpretazione dell’esperienza stessa o di diagnosi, si mette semplicemente a disposizione del cliente e delle frequenze stesse.
La Riconnessione invece si sperimenta una sola volta nella vita, attraverso due sedute individuali alla distanza massima di 72 ore e comprende in essa l’esposizione alle frequenze riconnettive, ma prevede anche un riallacciamento al campo di coscienza universale di cui tanto si parla anche in fisica quantistica.
Il secondo problema narrativo viene dal fatto che persone diverse, dopo averla ricevuta, vi racconteranno con ogni probabilità esperienze completamente differenti. Potrebbero ritenere di avere avuto risultati potenti a livello di equilibrio fisico, oppure un maggiore livello di comprensione, addirittura l’inizio di cambiamenti rivoluzionari nel loro quotidiano, come la capacità di fare scelte più coraggiose. Ma non vi racconteranno mai la stessa storia.
La Riconnessione non è una esperienza standardizzabile ed in questo sta la sua grandezza. Quando abbiamo davvero a che fare con qualcosa di più vasto di noi ci rendiamo conto che i rapporti di causa e conseguenza non sono così lineari, gli effetti diventano non misurabili e si estendono anche alle vite di chi ci sta intorno.
Non potrebbe davvero essere altrimenti: quando ci illustrano cosa accade con queste due sedute, la spiegazione che sentiremo più spesso è che i nostri meridiani vengono ricollegati ad una griglia assiatonale più vasta, che permea l’intero universo, Terra compresa.
A cosa ci riconnettiamo dunque? A quel campo universale da cui siamo solo apparentemente separati, proprio come un pesce che pensasse la sua vita come disconnessa dalla sua appartenenza all’oceano. Viviamo un’illusione simile e per fare il più semplice degli esempi, la nostra esistenza è possibile soltanto in una banda precisa di temperatura massima e minima in collegamento all’emanazione della nostra stella, il Sole. Siamo creature terrestri e solari, dunque, interdipendenti nel modo più totale dall’ambiente circostante, una realtà a cui pochi sono ben presenti. Viviamo infatti come se l’ambiente dipendesse da noi e non viceversa.
Questa interdipendenza, in ogni caso, non è soltanto fisica.
Siamo immersi in continuazione in un campo di informazioni universale, la nostra mente funziona esattamente come una radio (mi dispiace i pensieri sono meno personali di quanto crediamo!) e possiamo essere più o meno aperti allo scambio energetico e alla capacità di fruirne, esattamente come possiamo essere più o meno aperti al desiderio di avere relazioni con gli altri, informarci leggendo libri, conoscere altre culture viaggiando e così via. Questo scambio così immateriale avviene attraverso un’interfaccia sottile. Ecco, l’unica differenza tra chi viene già da ambienti olistici e chi è digiuno di questi argomenti, è che con ogni probabilità i primi sono già a conoscenza e hanno sperimentato praticamente questo sistema circolatorio energetico umano attraverso qualche forma di mappa, come ad esempio quella ormai famosa dei chakra.
Attraverso la Riconessione la capacità di questa interfaccia individuale aumenta esponenzialmente e come risultato ne usciamo in qualche modo potenziati, perché maggiormente aperti, maggiormente presenti, spesso anche stupendamente meravigliati e rinfrancati. Come potrebbe essere altrimenti quando facciamo una esperienza palpabile che esiste un sistema più grande a cui apparteniamo? Quando l’idea di essere multidimensionali smette di essere un concetto astratto e new age e diventa un’esperienza FISICA?
Peraltro, la multidimensionalità dell’esistente ormai gode anche di qualche supporto scientifico.
Ogni volta che viviamo un’apertura, ci esponiamo alla meraviglia e allo sconosciuto. Questo spesso ci libera, ci ridà curiosità, senso di proposito, determinazione ad espanderci ulteriormente e un ravvivato desiderio di conoscenza e sperimentazione.
Il terzo problema narrativo, parlando di Riconnessione, viene da una scelta molto precisa di Eric Pearl, che è quella di apporre a questo processo il numero minore di inferenze possibili dall’esterno. Durante gli anni ho personalmente praticato molte tecniche di lavoro energetico in cui era normale eseguire una lettura metafisica del cliente, anche allo scopo di stabilire la forma dell’intervento. Ovviamente il limite in queste situazioni è manifestato dall’operatore stesso, dalle sue credenze e conoscenze e dagli strumenti che ha a disposizione. Questo è un problema che è stato aggirato sia nell’utilizzo di Reconnective Healing che della Riconnessione, in quanto chi facilita è un puro e semplice catalizzatore. Si mantiene il senso delle sessioni saldamente in mano al cliente. Ovviamente una scelta tanto coraggiosa, che vuole salvaguardare al massimo la purezza dello spazio di incontro con le frequenze, fornisce agli operatori ancora meno argomenti per spiegare cosa accada durante e dopo.
Fatte queste doverose premesse racconterò quindi la mia esperienza personale, invitando tutti a non prenderla altrimenti che come una condivisione e ne discende, non certo come un esempio di risultato verso cui tendere. I VOSTRI risultati saranno infatti i migliori per quanto riguarda VOI.
Ho ricevuto la mia Riconnessione nel 2014. In seguito ad essa, per parecchi giorni, ho percepito chiaramente, come una conoscenza integrale a tutti i livelli, di essere composta di luce. Non si trattava più di un concetto metafisico, era reale come la sensazione di avere due gambe. Lentamente, nei mesi a seguire, ho cominciato a cambiare il rapporto con il corpo, mentre in modo molto più drammatico e veloce quello con il mio lavoro tramite una maggiore esposizione sui social network. Infine, ma non per importanza, è irrimediabilmente crollata l’intera impalcatura di credenze metafisiche e condizionamenti spirituali limitanti che portavo dal passato (anche quello piuttosto remoto).
La sensazione basilare di essere espressione di un universo vivente sottilmente intelligente mi ha dato un profondo senso di centratura, che in parole semplici si può tradurre come sentirmi a casa ovunque io sia. La realizzazione di essere luce, senza fronzoli spirituali, ma come dato di fatto, ha cambiato anche il senso di separazione che sentivo tra materia e spirito e che a mio parere è la fonte di innumerevoli gravi problemi umani che si traducono anche, alla fine della catena, in catastrofi ambientali per incuria.
Tutto questo ovviamente si è tradotto in scelte pratiche, moltissime delle quali a livello lavorativo, ancora in evoluzione.
Vi invito a fare l’esperienza, se vi sentite anche un poco “chiamati”, fidatevene.
I mie contatti, anche per eventuali approfondimenti a voce, sono qui sul sito.