Il concetto di flusso creativo è attualmente oggetto di molta ricerca e di diversi approcci di studio anche se la creatività è un tema su cui gli esseri umani si interrogano da secoli. Perché alcuni sono più prolifici di altri da un punto di vista immaginativo ed artistico? Cosa li spinge a sviluppare su un piano materiale le loro visioni mentali, talvolta con grande fatica ed impegno? Cosa succede al cervello quando entra nello stato del tutto particolare che gli permette di manifestare qualcosa di totalmente nuovo e stupefacente che nessun altro era stato in grado di ideare prima? Cercando sulla Treccani online troviamo una definizione di creatività che citerò in parte:
“In psicologia, processo intellettuale divergente rispetto al normale processo logico astratto. Secondo J.P. Guilford, iniziatore degli studi sull’intelligenza creativa, la c. sarebbe caratterizzata da 9 fattori principali: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, flessibilità di principi, originalità nell’ideare, capacità di sintesi, capacità di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze, ampiezza del settore ideativo, capacità di valutazione. Il problema della c. ha suscitato largo interesse nella pedagogia contemporanea, che ritiene le capacità creative caratteristica non esclusiva delle persone di talento.”
Come prima cosa notiamo che si parla di un processo intellettuale divergente da quello logico astratto, il che rimanda implicitamente al fatto che possediamo più di una modalità di elaborazione mentale. Abbiamo infatti due emisferi cerebrali che seguono logiche molto differenti. Una semplificazione molto approssimativa ma popolare (in realtà pseudoscientifica), afferma che l’emisfero sinistro è logico mentre quello destro è creativo. È più preciso dire che nel 95% delle persone il linguaggio è lateralizzato a sinistra mentre l’emisfero destro è molto più esperto in compiti percettivi globali, comportanti l’elaborazione di informazioni spaziali. Tuttavia, i nostri emisferi cerebrali sono in continua comunicazione grazie a fasci di fibre bianche di cui la più famosa è il corpo calloso. Sono dunque le connessioni cerebrali a permettere che l’informazione circoli e venga elaborata in modo specializzato da diverse aree del cervello ognuna con i suoi specifici compiti. Queste connessioni ci danno l’impressione di percepire un tutto unitario e perfettamente sensato. Basti pensare che la nostra percezione della “realtà”, che crediamo simultanea agli eventi, è in ritardo di 400 ms, quanto ci serve perché un’informazione passi per tutte le aree cerebrali deputate a processarla.
Ora, la Riconnessione come sistema articolato in due sessioni individuali da fare una sola volta nella vita, si fonda sull’idea che dobbiamo riallacciare il nostro sistema psicofisico a un “sistema circolatorio” intelligente più vasto, di cui normalmente non abbiamo coscienza e che comprende quelle che vengono definite linee assiatonali, che si potrebbero immaginare come meridiani del campo che ci circonda. Questa mancanza di consapevolezza di appartenere ad un campo più vasto, vivo e informato, è parte integrante della nostra erronea percezione di noi stessi come esseri completamente separati dal contesto e non interdipendenti. Esattamente come per un cervello pienamente funzionante serve un sistema che faccia circolare rapidamente le informazioni in modo coordinato, così tutti i blocchi all’interno del sistema anatomico dei corpi sottili rallentano la circolazione di quella sostanza spirituale essenziale che noi percepiamo come luce e di cui siamo composti come peraltro il resto dell’Universo. Possiamo vivere con questa sensazione di disconnessione dal resto del Cosmo per intere esistenze, ma il nostro sistema non è al massimo del suo potenziale, un po’ come se andassimo in giro bendati, privati di una fonte di informazioni enorme.
Tornando all’ottica del processo creativo, proviamo ad immaginare come i “blocchi” nella percezione ed elaborazione di informazioni all’interno di un sistema limitato possono influire sulla nostra capacità di produrre idee, analizzare, definire e strutturare soluzioni innovative, “pensare fuori dalla scatola”, dato che la scatola è essenzialmente la nostra stessa idea della realtà, ovvero noi siamo la scatola. I nostri percorsi mentali ripetitivi infatti si traducono in tracce mnestiche continuamente rinforzate e che hanno un effetto fisico mediante modificazione della struttura biochimica dei neuroni cerebrali, mentre l’immagazzinamento di nuove informazioni crea sinaptogenesi ovvero nascita di nuove sinapsi. Ne consegue che riuscire ad espandere la nostra visione non ci permette solo di avere fantastiche idee o dipingere un quadro in modo inconcepibile prima nella storia dell’arte, ma ci modifica anche STRUTTURALMENTE sia a livello biochimico, nella organizzazione delle reti neuronali, che a livello spirituale. Reconnective Healing e Riconnessione non lavorano direttamente sullo scioglimento dei blocchi come altre pratiche energetiche, ma riportano il sistema in uno stato di coerenza, lo infondono precisamente di nuove informazioni, o meglio sono in sé stessi le nuove informazioni e in questo senso ci “ricablano” e danno la libertà di formare nuove opportunità, letture della realtà, comprensioni e possibilità creative.
Allo scopo di chiarire meglio il punto a cui voglio arrivare, introduco il concetto che ho chiamato “mappa inconscia dell’essere”. Abbiamo una suddivisione percettiva, che diamo per scontata, della nostra immagine corporea in una parte sinistra e destra, alta e bassa. Sinistra e destra vengono interpretate ed usate in molti sistemi di cura come lato femminile e lato maschile, mentre la parte alta e bassa del corpo sarebbero rappresentative di una natura spirituale e di una animale (che peraltro la cultura ci dice in perenne lotta). Se ci pensiamo bene sono i punti che nel cristianesimo vengono collegati dal segno della croce. Un’altra “mappa inconscia” è rappresentata dalla parte frontale del nostro corpo, che rappresenta ciò che vogliamo mostrare, la “facciata” e il dorso, che resta dietro e nascosto e rappresenta ciò che non vogliamo venga percepito normalmente definito come ombra.
Quando riceviamo la Riconnessione la nostra “mappa inconscia” viene riportata in perfetto equilibrio, riallacciando la parte destra e sinistra del sistema corporeo e quella alta e bassa ma anche il sistema delle linee extracorporee. Questo fa sì ad esempio che chi viene riconnesso dichiari in seguito di sentire maggiormente in equilibrio la propria parte “maschile” o “femminile” a seconda di quale era stata trascurata in precedenza per via dei condizionamenti e della storia personale (con parte maschile e femminile dell’essere si intende un insieme di qualità, come forza e volontà o vulnerabilità e morbidezza tradizionalmente associate ai sessi). Un altro effetto comune è la sensazione di avere maggiormente chiaro come integrare aspetti emotivi, se si è generalmente molto orientati sul business e sul denaro, oppure aspetti spirituali se li si trascura. Anche in questo caso è evidente l’integrazione degli aspetti alto e basso, degli interessi non materiali e quelli relativi al mondo fisico.
Queste sensazioni mi vengono descritte sempre più spesso dai clienti dopo la Riconnessione come accompagnate da idee creative del tutto nuove o precedentemente latenti e non messe a fuoco chiaramente, utili ad espandere il proprio processo lavorativo o artistico. Ciò accade sempre tramite la sensazione che l’inclusione simbolica di un aspetto prima negletto o il ripristino dell’interezza dell’essere, apportino chiarezza, pronta progettualità e intento, allargamento delle possibilità espansive prese in considerazione. Vediamo dunque come la Riconnessione ci riporti in piena capacità di utilizzare ogni aspetto del nostro essere, ovvero un potenziamento di capacità con esiti decisamente pratici sulla nostra vita quotidiana e quindi anche sui nostri processi creativi, si esplichino essi in azienda, nello studio o in percorsi artistici. La percezione di una essenza frammentata, di una separazione profonda dal resto dell’esistenza hanno anche essi infatti esiti molto pratici in vissuti depressivi, in mancanza di iniziativa, in senso di invalicabile limitazione. La buona notizia è che abbiamo uno strumento magnifico per far fronte al nostro desiderio di poter finalmente dare il massimo con le nostre qualità.