Posso avere un’esperienza in cui sento me stesso concretamente come un essere di luce, oppure si tratta solo un’idea astratta, nei migliore dei casi poetica?
Chi si interessa di discipline olistiche e meditazione ha sicuramente familiarità con questo concetto e potrebbe avere avuto un’esperienza di percezione del sé come luce (o amore) durante una forma di pratica spirituale.
Reconnective Healing e Riconnessione si presentano come un lavoro con le frequenze di luce e informazione, ed in quanto foundational pratictioner, ho avuto modo di sentirmi raccontare dai clienti episodi lampanti (è il caso di dirlo) a questo proposito più di una volta in seguito alle sedute.
Dopo aver ricevuto la Riconnessione, la sensazione di essere composti di luce può anche perdurare svariati giorni, anche se non mi stanco mai di ripetere che non ci sono a questo proposito vissuti uguali per tutti o più “giusti” di altri. Personalmente, ne ho avuto un assaggio a partire già dalla primissima seduta di Reconnective Healing ricevuta nel 2012.
Qualche giorno fa mi sono trovata a leggere delle parole molto pertinenti su questo aspetto in un darshan diary del Maestro Osho (la registrazione di sedute in cui dava il sannyas, ovvero cambiava il nome ai nuovi discepoli). Ho così deciso di tradurre e commentare questo discorso che mi ha assolutamente affascinata, aggiungendo preziosi approfondimenti alle mie intuizioni, che metterò alla fine dell’articolo.
Spiegando il nuovo nome Osho dice:
“Prem significa amore, Anshujal significa una rete di raggi di luce e l’intero nome significa una rete di amore e raggi di luce, una sintesi di amore e luce. E di fatto, così è la realtà.
Se usi un approccio scientifico non troverai altro che luce, una rete di luce e raggi. Se usi la religione troverai una rete di energia d’amore.
La vita è una ma può essere interpretata in due modi: sia come luce, che come amore. Dipende dalla metodologia del tuo approccio, se l’approccio è scientifico, tu giungerai all’ultimo strato della realtà in quanto luce. Se l’approccio è del cuore, non logico, ma intuivo, non razionale, ma irrazionale… se l’approccio è la preghiera e non il calcolo, inciamperai sulla stessa realtà, in quanto essa è unica, ma la tua interpretazione sarà quella dell’amore. È meglio comprendere in entrambi i modi, così la persona ha un concetto totale… la visione è perfetta.
Anshu significa raggi di luce, Jal significa una rete. Cerca di comprendere da entrambe le prospettive, qualche volta approccia la tua realtà interiore come un fenomeno di luce… pensa a te stesso come nient’altro che luce. Qualche volta approccia la tua porta più profonda come amore. Quando sei solo, pensa a te stesso come luce e quando sei con qualcuno, pensa a te stesso come amore. Quando sei solo entra la tua realtà con questa meditazione – che tu sei luce.
Gesù usava due massime; in una dice che Dio è luce, nell’altra che è amore. Quando sei solo diventa luce – è la via della meditazione. Quando ti relazioni con le persone diventa amore – questa è la via della preghiera. Cerca di catturare la tua realtà in entrambi i modi, sono asimmetrici e non c’è bisogno di perderti l’altro aspetto, in quanto in ognuno c’è una incredibile bellezza. Sentire sé stessi semplicemente come luce – un infinito intreccio di onde e raggi di luce, soltanto una rete, una bellissima rete di null’altro che luce è incredibilmente bello. È fantastico.
Molte persone si realizzano tramite questa esperienza, ma consiste in solo metà, un aspetto della verità. Se si rimane confinati ad esso, manca qualcosa. Si diventa il tipo di uomo molto distaccato, che non si relaziona. Diventerà un fuggitivo… eviterà le relazioni. Infatti ne avrà paura, in quanto quando qualcuno è in relazione quella bellissima esperienza di luce svanisce.
Accade solo quando sei solo… terribilmente solo, non relazionato, solo allora accade. È un’esperienza non relazionale. A causa di ciò, i buddhisti, i giainisti, sono diventati fuggitivi… hanno rinunciato al mondo. Amore è diventata una parola pericolosa. Lo stesso è accaduto alla cristianità e non avrebbe dovuto, in quanto Gesù andava avanti a ripetere che Dio è amore, tuttavia è comunque successo!
La mente umana tende a scegliere ed è davvero difficile scegliere l’intera esperienza, in quanto significa uno stato di non scelta e la mente umana tende a selezionare un aspetto della realtà. Quando ne scegli uno, neghi l’altro e lo temi, poiché se ti accade, disturberà l’idea che ti sei fatto con la prima esperienza e così ti proteggi.
I Sufi, i bhakta, i devoti, hanno sperimentato l’altro aspetto della realtà tramite l’amore, la preghiera, il sentimento, il cuore, ma è venuta loro paura della luce, in quanto disturba il loro amore, le loro relazioni. Tutto il mio sforzo qui è creare una somma sintesi, così che l’uomo conosca la realtà in tutte le sue vie.
Non ossessionarti con visioni parziali – rimani disponibile. Rimani disponibile anche agli opposti, perfino a ciò che è contraddittorio. Se una persona è disponibile alle contraddizioni può fluire facilmente da una cosa all’altra e la mente sottilmente scompare, in quanto la mente non può esistere con una consapevolezza che non sceglie. Per cui non scegliere tra questi due aspetti.
Quando ti relazioni alle persone, diventa amore – quando sei sola diventa luce. Vai avanti a giocare con entrambe le idee e così vedrai apparire una sintesi. Quella sintesi è ciò che la vita è – una sintesi di luce ed amore.
Queste tre parole sono le più importanti: amore, luce, vita”
Parole incredibilmente pertinenti al mio lavoro con Reconnective Healing e Riconnessione, non soltanto perché il Maestro cita come essere luce sia molto più che un poetico concetto astratto, bensì una realtà fondamentale dell’esistente, ma in quanto una seduta con le frequenze riconnettive si traduce (sempre) in una esperienza di relazione profonda a tre tra il cliente, il facilitatore e l’universo. Un’alchimia tra questi tre fattori, di cui uno, l’universo vivente, passa dall’essere un’idea piuttosto sfuggente ad un vissuto tangibile in forma di colore, suoni, frequenze, codici che si svelano alla persona sdraiata sul lettino in modo perfettamente calibrato alla sua necessità del momento. In breve, un incontro con luce intelligente oltre che curativa.
Durante la seduta cliente e facilitatore sono concentrati entrambi nella loro esperienza individuale e non comunicano, tuttavia, simultaneamente immersi e sciolti in un campo di informazione accelerato e almeno per quanto mi riguarda, di amore incondizionato. Spesso il cliente è qualcuno che vediamo per la prima volta, di cui sappiamo il minimo indispensabile e a cui però offriamo uno stato di presenza e dedizione totale per tutto il tempo dell’incontro. Una bella pratica personale! Perché la seduta vada nel migliore dei modi, il praticante deve infatti essere in uno stato di disponibilità totale alle frequenze, di non scelta, di apertura senza paura di contraddizione, sostanzialmente in un principio di non interferenza che promuova un ritorno naturale all’equilibrio.
Reconnective Healing diventa quindi una efficace, concreta sintesi della capacità simultanea di relazione e solitudine, un veicolo di amore e luce nella modalità che Osho auspicava per i nuovi ricercatori spirituali e che ha nella relazione un suo importante passaggio, pur non sacrificando la totale unicità dell’esperienza soggettiva.
Nelle due sedute di Riconnessione veniamo poi ricollegati al campo, che viene spesso descritto come una rete di forze e in qualche modo rientriamo in “linea” con il resto della coscienza universale, da cui normalmente facciamo un’esperienza desolante di separazione.
In questo senso per me sia Osho che Eric Pearl sono due insegnanti preziosi, che non separano la vita nel mondo da quella spirituale e l’individuo dal tutto, ma colgono ogni occasione perché le due dimensioni siano in costante comunicazione e possano sempre più compenetrarsi, con grande giovamento per quanto riguarda il nostro quotidiano.
Se vuoi più informazioni sulla Riconnessione, comincia da qui:
https://www.stellarpaths.it/reconnective-healing-e-riconnessione-a-milano-2/
per poi proseguire qui: